Neva (nave)
Lo sloop Neva (in russo Нева?; chiamato precedentemente Thames) era una nave a tre alberi, comandata da Jurij Fëdorovič Lisjanskij, sulla quale fu effettuata nel 1803-1806 la prima circumnavigazione russa del globo assieme allo sloop Nadežda sotto il comando di Adam Johann von Krusenstern. Il primo viaggioNell'autunno del 1802, il Ministero della Marina inviò in Inghilterra il capitano tenente Lisjanskij ad acquistare due navi e parte dell'attrezzatura per la spedizione. La scelta cadde sullo sloop Leander da 16 cannoni con un dislocamento di 450 tonnellate e sullo sloop Thames da 14 cannoni con un dislocamento di 370 tonnellate. Il "Thames" fu ribattezzato Neva. Il Leander prese il nome Nadežda. ![]() La spedizione partì da Kronštadt il 7 agosto 1803, con 48 persone a bordo. Il 26 novembre 1803, gli sloop attraversarono l'equatore per la prima volta nella storia della flotta russa. Alle isole Sandwich (ora isole Hawaii) le loro rotte si divisero: la Nadežda andò in Kamčatka e la Neva in Alaska. La Neva ebbe un ruolo chiave nella battaglia di Sitka del 1804, quando i russi riconquistarono il forte San Michele Arcangelo e la città di Sitka dai Tlingit, che l'avevano catturata nel 1802.[2] La Neva ritornò a Kronštadt il 6 agosto (22 luglio[3]) 1806.[4]. Il secondo viaggioNel giugno 1807 lo sloop fu la prima nave russa a visitare l'Australia. In ricordo di questo evento, nel 1957, l'Australian Military Historical Society of Australia ha emesso una medaglia commemorativa dedicata al 150° anniversario della prima visita dei marinai russi in Australia.[5] L'ultimo viaggioIl 24 agosto 1812, la Neva con un equipaggio di 90 persone[6] (secondo altre fonti 75[7]) e un carico di pellicce salparono da Ochotsk. la nave fu colpita dalle tempeste e parte dell'equipaggio morì di scorbuto. L'equipaggio decise di salpare per Novo-Archangel'sk, ma solo poche miglia prima di raggiungere la destinazione, lo sloop colpì degli scogli durante una tempesta nella notte del 9 gennaio 1813 e naufragò vicino a Kruzof Island. Dell'equipaggio rimasero in vita solo 28 persone, che riuscirono a nuotare fino alla riva e ad aspettare la fine dell'inverno del 1813. Due di essi morirono prima che arrivassero i soccorsi un mese dopo.[7] Una ricerca archeologica nel 2015 ha mostrato che i marinai sopravvissuti dimostrarono una notevole ingegnosità cercando di sopravvivere nelle dure condizioni dell'Alaska artica tra gli indiani Tlingit. Usarono relitti di navi e oggetti di rame per ricavarne aghi, ami da pesca e proiettili di pistola.[7] ![]() Dediche
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