Gary Teichmann«Cos'ha mai fatto Teichmann per gli Springbok, voi vi chiederete. A parte tirarli fuori dalla melma, vincere il Tri Nations a mani basse, infilare 17 vittorie in sequenza, aggiornare il libro dei record e farli diventare la miglior squadra del mondo, assolutamente niente»
Gary Hamilton Teichmann (Gwelo, 9 gennaio 1967) è un ex rugbista a 15 zimbabwese naturalizzato sudafricano, terza linea centro e primo capitano degli Springbok dopo François Pienaar; guidò il Sudafrica in una serie-record di diciassette vittorie consecutive. BiografiaNato in Rhodesia, odierno Zimbabwe, Teichmann crebbe in Sudafrica e non ebbe esperienze di rugby prima dei 14 anni[1]; entrato nei Natal Sharks, con essi debuttò in Currie Cup e si aggiudicò nel 1992 il primo dei suoi tre campionati provinciali. Nel 1995, subito dopo la fine della Coppa del Mondo vinta dal Sudafrica, fu convocato in Nazionale: esordì il 2 settembre a Johannesburg contro il Galles; con solo 6 incontri alle spalle, e con il precedente capitano François Pienaar al suo addio internazionale, a Teichmann fu affidato l'incarico di condurre in campo la squadra[2]. Tra l'agosto 1997 e il novembre 1998 la squadra da lui capitanata infilò 17 vittorie consecutive[1], record internazionale condiviso, e si aggiudicò il Tri Nations 1998 con percorso netto. Alla vigilia della Coppa del Mondo di rugby 1999, il C.T. della Nazionale Nick Mallett lo scartò per preferirgli Bobby Skinstad[3], per ragioni mai chiarite[1]. L'ultimo incontro internazionale di Teichmann è del giugno 1999 contro la Nuova Zelanda. Dopo l'esclusione dalla Nazionale Teichmann dichiarò il suo abbandono dell'attività in Sudafrica; lasciò i Natal Sharks per cui era sceso in campo 144 volte in Currie Cup[4] e si trasferì in Europa, presso i gallesi del Newport[5], dei quali fu designato ben presto capitano[6]. Al Newport rimase due stagioni, fino al 2011; annunciò il suo ritiro definitivo alla vigilia della finale di WRU Challenge Cup[7], alla cui conquista diede un contributo decisivo prima di dare il suo saluto al rugby[8]. L'ultimo atto della sua carriera da giocatore furono due incontri per la maglia dei Barbarians contro Inghilterra e Galles. Palmarès
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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