Maggie's Farm
Maggie's Farm è una canzone scritta da Bob Dylan, contenuta nell'album Bringing It All Back Home pubblicato negli Stati Uniti il 22 marzo del 1965. Nel maggio seguente il brano venne fatto uscire anche come singolo e si piazzò alla posizione numero 22 in classifica in Gran Bretagna. Il branoTestoLe parole del testo seguono una classica struttura da canzone blues, con la prima frase di ogni strofa (I ain't gonna work...) ("Non lavorerò più per...") cantata due volte, e poi ripetuta alla fine di ogni verso. La maggior parte dei critici ha interpretato Maggie's Farm come una canzone contro ogni forma di oppressione e totalitarismo politico. La "farm" (fattoria) di cui canta Dylan nel testo del brano, sarebbe una metafora del razzismo, delle forme di governo repressive e dell'aggressività del capitalismo in generale. Ispirata probabilmente a una canzone tradizionale tratta dal primo album di Pete Seeger, Penny's Farm, che criticava la meschinità di un proprietario terriero, tale George Penny, nel brano di Dylan la critica è meno specifica e più generalizzata. Il testo sembra quasi un'analisi marxista del condizionamento alienante del capitalismo nei confronti della classe operaia, tenuta sempre sotto sforzo a lavorare senza mai neanche sapere bene che tipo di scopo abbia il proprio lavoro. Una serie di bozzetti umoristici ci illustrano la futile burocrazia, l'ottusità e la violenza della maggior parte della società.[1] Maggie's Farm viene spesso anche interpretata come la presa di distanze di Dylan dal movimento folk di protesta di cui aveva fatto parte e del quale per un periodo era diventato l'esponente di maggior spicco.[2] Le parole del testo mettono in ridicolo l'intera scena folk, i promoter che cercano di avere il controllo totale sugli artisti e i militanti paranoici e fanatici. Secondo questa interpretazione, la canzone sarebbe paradossalmente una "canzone di protesta" contro "le canzoni folk di protesta", rappresentando la transizione di Dylan da folk singer impegnato ad artista a tutto tondo, capace di influenzare, grazie al suo stile innovativo e ai suoi testi, una intera generazione di musicisti e non. (vedi Like a Rolling Stone e la sua influenza sui Beatles, ecc.) Newport Folk Festival 1965Maggie's Farm è celebre per essere stata al centro delle polemiche seguite dopo l'esibizione "elettrica" di Dylan all'edizione del 1965 del Newport Folk Festival; infatti fu proprio l'esecuzione di Maggie's Farm, più veloce e più aggressiva grazie al contributo della chitarra blues di Mike Bloomfield rispetto alla versione presente su Bringing It All Back Home, a causare le proteste vibranti del pubblico di amanti della musica folk acustica. Il direttore del Festival Joe Boyd affermò che: «il primo accordo di Maggie's Farm fu la cosa più rumorosa che tutti avessero mai sentito!» Non è ancora stato ben appurato quale sia stata effettivamente la causa scatenante di tante polemiche, le versioni riportate dai partecipanti all'evento sono contrastanti. Sebbene il passaggio di Dylan dal folk acustico al rock elettrico fu molto criticato dai puristi, molti testimoni dell'epoca riferirono che le proteste del pubblico erano principalmente dovute alla scarsa qualità del sistema di amplificazione, che non permetteva di sentire le parole della canzone suonata da Dylan. L'esecuzione di Maggie's Farm a Newport è stata in seguito inclusa nel documentario del 2005 di Martin Scorsese No Direction Home e pubblicata nell'album seguente della colonna sonora, The Bootleg Series Vol. 7: No Direction Home: The Soundtrack. CoverMaggie's Farm, come molte altre canzoni di Dylan, è stata oggetto di numerose cover:
Gli U2, in particolare, hanno eseguito la canzone durante il concerto Self Aid tenutosi a Dublino nel 1986 e pubblicato lo stesso anno su album, unendovi citazioni di altri pezzi famosi.
Riferimenti nella cultura di massa
Note
Collegamenti esterni
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